Bushlight: il solare degli aborigeni

Bushlight,ossia luce del bush. La luce è quella fornita con elettricità prodotta da pannelli fotovoltaici; il bush è quello del deserto australiano, che tuttora ospita centinaia di comunità aborigene decise a restare nei territori atavici piuttosto che farsi risucchiare dai centri urbani della moderna Australia, dove spesso vivono ai margini. Sono insediamenti,come ovvio, senza connessione alla rete elettrica e che devono affidarsi a generatori diesel per l'elettricità necessaria. A meno che non si tratti di una comunità che ha cercato e adottato Bushlight, il modello messo appunto dal Centre for Appropriate Technology, il Centro nato per sviluppare tecnologie idonee a migliorare in modo sostenibile la qualità della vita delle comunità aborigene. L'iniziativa del Cat si propone infatti di rimpiazzare i generatori con pannelli solari; un'idea a prima vista velleitaria ma che si è rivelata sensata sia economicamente che in termini di sostenibilità nel lungo periodo. A dimostrarlo ci sono ben 120 esempi di successo sparsi nell’outback australiano. Esemplare al riguardo è il caso di Wada Warra, piccolo insediamento nell'estremo nord dell'Australia, non lontano dal Golfo di Carpentaria. Li, prima che arrivasse Bushhght,l'elettricità alla collettività la forniva un generatore da 17 kilo Volt Amperes. Bilanciando esigenze e costi, il generatore veniva fatto andare dieci ore al giorno, con un consumo annuo di 7.500 litri di diesel, pari a una spesa di 8mila euro l'anno, una cifra assai impegnativa per una comunità di quel tipo e di quelle dimensioni.Conto economico a parte, la dipendenza dal generatore e dalla relativa discontinuità d'uso aveva forti ricadute sulla vita dei residenti. Ad esempio, alle famiglie era precluso l’uso di un frigorifero proprio; il cibo doveva quindi Il solare degli aborigeni essere conservato in un bancone congelatore comunitario, nel quale non potevano trovar posto né verdura né frutta fresca e comunque il suo utilizzo era condizionato dal periodo di accensione del generatore. Questo tra l'altro doveva coincidere con le ore durante le quali i due bambini di Wada Warra "vanno a scuola", ovvero si mettono davanti allo schermo del computer per la loro quotidiana lezione a distanza. Bushlight ha cambiato tutto ciò. L'arrivo dell'impianto fotovoltaico e stato preceduto da un periodo di consultazione dei residenti circa i loro bisogni e le loro priorità nell'uso di energia elettrica: un vero e proprio agorà comunitario che si è concluso con la formulazione di un Community Energy Plan. Questo è un passo che il Cat considera decisivo perché - oltre a consentire la taratura dell'impianto in base alle effettive necessità - mette chi usufruirà della nuova tecnologia in condizione disentirla propria.Gli effetti su Wada Warra e sulle comunità oggi dotate di Bushlight sono stati vari e ampiamente positivi. L'energia elettrica generata dal Sole che splende implacabile nel bush australiano ha liberato i residenti e il loro stile di vita dallaschiavitù del generatore, il cui uso è ora confinato ai picchi di necessità che nascono quando il caldo è tale da non poter fare a meno dell'aria condizionata. Inoltre, in questa nuova veste elettrificata molte comunità hanno attratto nuovi residenti e altre hanno potuto iniziare un'attività economica (Wada Warra è oggi una stazione di riproduzione dei cavalli). Anche vista in relazione alle tasche dei residenti la luce del bush è un affare: dati i costi di esercizio di un generatore e considerando che il contributo statale ne dimezza il costo per la comunità, Bushlight si ammortizza in meno di dieci anni.
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