Consigli utili per la cucina

Il più grande minimalista del nostro tempo è John Pawson, ma l'esperto d'arte David Cill attribuisce il titolo di padre del movimento a Robert Morris. Nel 1964, alla Creen Gallery di New York, Morris espose una serie di poliedri di compensato dipinto di grigio, di grandi dimensioni. Per descrivere le semplici sculture geometriche, prive di elementi figurativi o metaforici, dettagli o decorazioni e perfino inflessioni della superficie, si parlò per la prima volta di minimalismo. All'epoca le sculture di Morris erano realizzate, in genere, con materiali da costruzione industriali quali acciaio, fibra di vetro e compensato, ed erano fabbricate commercialmente in base alle indicazioni dell'artista. Morris non amava il gesto unico, l'abilità individuale, la mano dell'artista; l'opera d'arte, di conseguenza, non era più, almeno in teoria, un "oggetto originale", ma una mera riproduzione dell'idea da cui traeva origine. Tale principio ha portato alla creazione e alla successiva distruzione delle opere, che sarebbero state poi ricostruite in occasione di una nuova esposizione. Un'idea simile è all'origine anche delle moderne cucine prefabbricate, basate su un "concepì" che può essere ricreato di volta in volta e adattato a qualsiasi situazione.

Alla fine degli anni '60, Morris, Èva Messe e Richard Serra iniziarono a esplorare materiali industriali meno comuni - feltro, gomma e filo di ferro. Morris in particolare elaborò i concetti di anti-forma (dicitura che parla da sola), process art (che poneva l'accento sulla realizzazione dell'opera d'arte) e postminimalismo (che in genere rifletteva idee personal! e sociali, ed era considerato troppo "femminile" e "morbido" per rientrare nel minimalismo).
Ma in che modo tutto ciò ha a che fare con le cucine? Sostanzialmente perché nella cucina moderna ciò che conta è la purezza (sia per quanto riguarda l'ambiente che la preparazione dei cibi) e l'idea di valorizzare funzioni e sapori invece di soffocarli è un principio tipicamente minimalista. Di conseguenza oggi non abbiamo più suppellettili di quante siano necessarie - pur scegliendo le migliori - e gli arredi si limitano generalmente a sgabelli da bar intomo alla postazione di lavoro. Quest'ultima è diventata il fulcro della cucinarle pareti sono il più possibile sgombre e funzioni diverse sono raggnippate in unico blocco,

in modo che chiunque lavori nella stanza abbia spazio a sufficienza e possa confrontarsi e comunicare comodamente con le altre persone presenti. Diversamente da quanto avveniva in passato, quando il piano cottura, il lavello e gli elettrodomestici erano disposti lungo il perimetro della stanza, oggi, grazie alla nuova disposizione degli impianti idraulici, è possibile raggnippare tutte le funzioni in un'unica postazione centrale,
Come nel caso delle opere d'arte minimaliste, il valore di una cucina va ben oltre la mera funzionalità. È una stanza, una forma d'arte, una scultura, un'idea (può anche essere un luogo di passaggio, una non-stanza). In questo capitolo avremo modo di osservare una cucina minimalista (VincentVan Duysen), una ispirata a forme geometriche (Mark Rios), una che risponde a un'esigenza personale (Eric Gizard) e La delicata cucina di Jasper Conran. La preparazione dei cibi e il modo in cui li serviamo fanno parte dell'interazione sociale e le pietanze vanno esibite e apprezzate ancora prima di sedersi a tavola. La cucina (nella duplice accezione di preparazione dei cibi e del Luogo in cui questa avviene) è ormai diventata una forma d'arte.

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